Darraq italiana e Anonima Lombarda fabbrica automobili (A.L.F.A.) La Darraq è azienda francese molto quotata, anche commercialmente, in Francia. vede una prospettiva italiana e, con un gruppo di investitori italiani - più interessati all'automobile culturalmente, che non commercialmente (.... i miti modernisti della velocità e della competizione ... ) - avvia, nel 1906, un'iniziativa di montaggio a Napoli. Napoli perché ritenuta più accessibile dal flusso di rifornimenti di materiale via mare. Dopo
sei mesi si ha il trasferimento al "Portello"di Milano, città
nella quale la cultura industriale è più progredita e il mercato (quello
del Nord ) più
congeniale alla vetturetta - motorizzata a livello di motocicletta
e carente di frenata - in quanto la zona è pianeggiante. |
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La vita è stentata e gli investitori hanno solo la soddisfazione di poter dire che automobile vuoi dire anche Milano, oltre che Torino. Le
risorse si assottigliano e la gestione diventa insopportabile, anche per
gli effetti della crisi economica che, manifestatasi nel'07, attanaglia
ancora il Paese. Si chiude il 31.12.1909. |
Subito
dopo, nel 1910, l'attività riprende
nello stesso insediamento - auspice il più appassionato del gruppo di
investitori, Ugo Stella, che ne diventa presidente, - con la ragione
sociale e marchio di produzione, A.L.F.A. (Anonima Lombarda fabbrica
Automobili). Viene assunto il progettista, Giuseppe Merosi, che lavorava alla FIAT ("il geometra con la passione delle automobili") e, |
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nel
giro di un anno si produce la prima alfa, la "24hp" che
partecipa alla Targa Florio con un grande successo. |
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Il modello successivo - la "40/60hp" del 1913 (I) - si qualifica anch'esso strabiliante; una grande macchina che vince |
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a man bassa la ParmaPoggio
Berceto, difficile gara in salita. |
Nicola
Romeo acquista l'A.L.F.A. che diventa "Alfa Romeo" Acquista l'azienda l'ing. Nicola Romeo, titolare della S.A.S. omonima, che tratta tutt'altra materia: compressori, motopompe, etc., peraltro anche su rappresentanza di case estere, oltre che di produzione propria. Egli vede nella guerra un 'opportunità e nell'acquisto dell'Alfa una fonte di competenza, che può dare ragguardevole valore aggiunto alla sua motoristica (I). E, mentre nulla tocca della produzione automobilistica, che rimane solo sospesa, aggiunge alla sua produzione linee di altro materiale bellico (es. bombarde e lanciafiamme), che fanno salire i suoi introiti ed anche l'organico del piccolo gruppo (nei molti gli insediamenti, oltre al Portello), fino a circa 3.000 unità.A guerra finita si presentano due gravi inconvenienti, che, insieme, o fanno perire molte aziende o le paralizzano - come succede all'Alfa Romeo - per molto tempo : la tassazione dei sopraprofitti di guerra e i disordini operai del cosiddetto "biennio rosso" |
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